Il missile R-1 sulla sua rampa mobile derivata dal Meillerwagen tedesco (public domain).

L’SS-1 Scunner (designazione sovietica R-1, nome in codice sovietico SA11, codice GRAU 8A11) era la versione sovietica del missile tedesco A-4, meglio noto come V-2. Lo Scunner non ha alcuna relazione con il successivo SS-1b/SS-1c Scud: i sovietici riuscirono a far credere all’intelligence occidentale che lo Scud fosse una versione migliorata dello Scunner, quando invece era un missile totalmente diverso. La scrittura di questo post è stata molto più complessa del previsto, soprattutto causa la frammentarietà e la discrepanza tra le poche fonti in italiano o inglese reperibili in rete. E’ mia intenzione sviluppare meglio l’argomento con un EPUB da pubblicare in allegato a questo sito, su licenza Creative Commons a patto, ovviamente, di citare in modo chiaro l’autore.

Origini e sviluppo

La ricostruzione delle V-2 in Germania

Il 5 maggio 1945 l’Armata Rossa conquistava il balipedio di Peenemünde. Ma i sovietici non vi trovarono molto di ancora utile, poiché il poligono era stato già evacuato da diverse settimane e non vi rimanevano altro che rovine. Al Mittelwerk di Nordhausen, la principale linea di produzione delle V-2 che alla resa tedesca conteneva ancora circa 250 missili, erano arrivati prima gli americani che, prima di ritirarsi dalla zona di occupazione sovietica, avevano portato via tutto quanto vi era di più interessante, tra cui un centinaio di missili completi, componenti per un altro centinaio di missili, e dalle 400 alle 640 tonnellate di materiali, più qualcosa come circa mezzo milione di disegni e rapporti tecnici.

Americani al Mittelwerk
Mittelwerk Dora: gli americani stanno portandosi via più roba possibile (CC-BY-SA 3.0 Bundesarchiv via WikiCommons; foto piccola U.S. public domain).

I Sovietici raggiunsero la base sotterranea di Nordhausen solo il 5 luglio, trovandola saccheggiata dagli Americani. Se non altro i macchinari produttivi non mancavano, anche perché il ritmo di costruzione era arrivato a 500 unità al mese in gennaio, ma di missili operativi non c’era quasi nulla di utilizzabile. I sovietici riuscirono comunque a procurarsi diverso materiale in ciò che restava delle fabbriche venute in loro possesso. Nello stesso stabilimento di Nordhausen i sovietici riuscirono a far assemblare entro il settembre 1946 una trentina di V-2 ai diversi tecnici ed ingegneri che erano riusciti a raccogliere.

Il maggiore di questi era Helmut Gröttrup, collaboratore diretto di Von Braun e specialista in sistemi di guida. Non aveva voluto lasciare la Germania (sembra spinto in questo dalla moglie), e per sbarcare il lunario firmò volontariamente un contratto con i sovietici. Il 9 settembre 1945 Gröttrup fu messo a capo della fabbrica di Mittelwerk, che i sovietici erano riusciti a riattivare, sotto la supervisione di Sergej Pavlovič Korolëv. Qui i tedeschi costruirono per conto dei sovietici un certo numero di missili, la cosiddetta “serie N”, e completarono i disegni di quello che sarebbe diventato l’R-1, la copia sovietica della V-2. Il progetto utilizzava anche alcune parti prodotte dalle fabbriche riaperte nella Germania Est.

Dmitrij Ustinov e la nascita dell’industria missilistica sovietica

Il 13 maggio 1946 il Consiglio dei Ministri sovietico autorizzò lo sviluppo di missili balistici a lungo raggio, con un decreto dal titolo “Questioni sugli armamenti propulsi a razzo”, e dispose per la realizzazione delle strutture necessarie. Fu istituita la “Commissione di Stato per lo studio dei razzi a lunga gittata”, o PKRDD, e fu costituito l’embrione di quelle che sarebbero diventate le Forze Missilistiche dell’esercito. Tutte le operazioni connesse alle nuove armi sarebbero state sotto la direzione del comandante dell’artiglieria dell’Armata Rossa.

Queste strutture furono costituite, tramite una serie di decreti ministeriali, dal potente Commissario del Popolo per gli Armamenti Dmitrij Fëdorovič Ustinov (1908-1984), capo indiscusso del complesso militare-industriale sotto Stalin ed i suoi successori. Convinto che i missili balistici sarebbero stati un’arma fondamentale negli anni a seguire, il potentissimo Ustinov aveva fatto in modo che lo sviluppo delle nuove armi fosse direttamente sotto la sua supervisione.

Il 21 giugno 1946 fu fondato, col decreto “Sulla costituzione dell’NII-4”, l’Istituto di Ricerca con questo nome. Avevano la sigla “NII” gli istituti di ricerca, e la sigla “OKB” i Bureau, gli uffici di progettazione che prendevano nome dal loro direttore tecnico (esempi sono Mikoyan e Gurevič, Polikarpov Tupolev, Lavockhin, ecc.).

Il 3 luglio 1946 il decreto n. 424 del Ministero per l’Industria Aeronautica, “Sulla riconversione dello Stabilimento n. 456 a Khimki per la produzione di motori a razzo”, fondava a Khimki, sette chilometri a nord-ovest di Mosca, gli impianti per la produzione dei motori dei futuri missili sovietici. Pochi mesi dopo, il 29 settembre, col decreto 1167 del Consiglio dei Ministri sovietico “Sulla costituzione dell’OKB-456 allo Stablimento n. 456 a Khimki”, fu fondato il Bureau OKB-456 per lo sviluppo dei motori a razzo, quello che diventerà l’attuale NPO Energomash. A capo del bureau fu posto Valentin Petrovič Gluško, incaricato di realizzare una copia del motore della V2. Questa copia diventò l’RD-100, il capostipite dei motori a razzo sovietici.

Korolev_arresto
Foto segnaletica di Sergej Pavlovič Korolëv alla data dell’arresto, il 28 giugno 1938 (public domain via WikiCommons).

Ustinov era rimasto colpito dal lavoro che Sergej Pavlovič Korolëv aveva svolto in Germania sulle V-2, e il 9 agosto 1946, col suo decreto 83-K “Sulla nomina di S.P. Korolev a Progettista Capo dell’R-1”, mise Korolëv a capo dell’intero progetto di sviluppo dell’R-1, la prevista versione sovietica della V-2. Il 26 agosto un nuovo decreto, “Sulla costituzione della struttura dell’NII-88”, fondava a Podlipki (oggi Korolev) il principale centro di ricerca sovietico per i missili militari, e in concomitanza, con l’“ordine segreto” n. 258”, Ustinov creò la “Sezione 1” dell’NII-88, a Gorodmlya, un’isola in mezzo al lago Seliger, a circa 200 km da Mosca. Il 31 agosto lo stesso Ustinov nominò Korolëv capo della “Sezione 3” dell’NII-88, quella che doveva occuparsi dei missili a lungo raggio. La “Sezione 3” ricevette in seguito il nome di OKB-1 e nel 1956 diventò un Bureau (ufficio tecnico) autonomo. Com’è facile immaginare, fin dall’estate del 1946 erano iniziate le richieste per un miglioramento tecnico, in particolare per una maggiore gittata.

Comunque, fu solo il 14 aprile 1948 che Stalin prese la decisione di avviare la produzione su larga scala dell’R-1, assieme allo sviluppo del derivato R-2 e di un nuovo progetto, l’R-3, destinato a portare una carica nucleare a 3000 km di distanza.

Gröttrup in Unione Sovietica

La notte del 22 ottobre 1946 Gröttrup ed altri circa duecento tecnici tedeschi subirono il trasferimento coatto in URSS da parte dell’NKVD (l’antesignano del KGB) nell’ambito della c.d. Operazione Osoaviakhim.

Lo scopo della “Sezione 1” di Gorodmlya era di far lavorare i tecnici tedeschi senza che entrassero in contatto con i sovietici dell’NII-88. La direzione di questo centro fu presa da Gröttrup, e il suo scopo pricipale era di portare avanti lo sviluppo dell’R-1 e del suo diretto derivato R-2 finché i sovietici dell’NII-88 non ne avessero completamente assimilato la tecnologia. A partire dal 1951 i tedeschi furono messi al lavoro su progetti teorici basati sulla V-2, finché si ritenne fossero abbastanza all’oscuro dei progressi sovietici da poter essere rilasciati senza offrire informazioni utili ai servizi segreti occidentali. Rilasciato nel giugno 1952, Gröttrup riuscì a raggiungere la Germania Ovest il 22 novembre 1953.

Kapustin Yar

Il 15 agosto 1946, il 92mo Reggimento Lanciarazzi, che era di stanza in Germania, fu riorganizzato come Brigata Speciale inquadrata nella riserva strategica del Comando Supremo (BON RVGK), allo scopo di studiare la V-2 e il suo sistema di lancio mobile, il Meillerwagen. Il 26 luglio 1947 un decreto fece nascere il GTsP-4 (Poligono Sperimentale Centrale di Stato n. 4) del Ministero per le Forze Armate, a Kapustin Yar, nell’oblast di Astrakhan. Nello stesso anno la Brigata Speciale fu trasferita dalla Germania a Kapustin Yar, che diventò per i sovietici quello che per gli americani era il White Sands Proving Ground nel New Mexico.

Per il settembre 1946 il Mittelwerk di Nordhausen era riuscito ad assemblare 30 V-2, che costituivano la “serie N”. A questi si erano aggiunti i primi missili prodotti all’NII-88 di Kaliningrad, la cosiddetta “serie T”. I problemi non mancarono e fu solo il 18 ottobre 1947 che la prima V-2 “sovietica” fu lanciata da Kapustin Yar. Sembra che 11 razzi, tra “N” e “T”, siano stati lanciati nel settembre-ottobre 1947, con ben 6 fallimenti. Le massime prestazioni ottenute furono una gittata di 274 km ed un’altezza di 86 km. Un ulteriore gruppo di 10 “T” sarebbe stato lanciato qualche tempo dopo. E questo fu reso possibile, nonostante la capace direzione di Korolëv, solo grazie all’assistenza diretta del “Collettivo degli Specialisti” tedeschi.

Il 17 settembre 1948 fu lanciato il primo R-1, appartenente ad una prima serie di nove missili, ma il razzo virò di 51 gradi dalla traiettoria prevista e si sfasciò al suolo. Il 10 ottobre 1948 ci fu il primo lancio coronato da successo: il razzo raggiunse un apogeo di 100 km e toccò terra dopo una parabola di 300 km. Il giorno dopo vi fu il lancio del primo R-1 contenente carichi scientifici. Il 5 novembre 1948 si ebbe il nono ed ultimo lancio della prima serie sperimentale di R-1: su un totale di 12 missili lanciati, 7 colpirono il loro bersaglio. Tra il 10 settembre e il 23 ottobre 1949 furono lanciati da Kapustin Yar i 20 R-1 della seconda serie sperimentale, con 6 fallimenti.

Come la V-2, anche l’R-1 precipitava integro sul bersaglio, e questo causava instabilità aerodinamica che si ripercuoteva sulla precisione del missile. Era necessario separare la testata bellica dal missile dopo che questo aveva esaurito il propellente. A questo scopo, alcuni R-1 di serie, ribattezzati R-1A, furono modificati per sperimentare la separazione della testata tramite bulloni esplosivi. Il 21 aprile 1949 un R-1A con ogiva separabile fu il primo razzo “geofisico” sovietico. Furono lanciati un totale di sei R-1A, gli ultimi due in versione razzo-sonda.

Molto importante fu il quinto lancio, con il missile equipaggiato con un contenitore eiettabile ed il cono di prua separabile, progettati per il recupero di animali (nello specifico, cani e conigli) e strumentazioni sottoposte a gravità zero. Anche il sesto aveva finalità prettamente scientifiche. Vennero effettuati sei lanci, tra il 7 ed il 28 maggio 1949. Il 29 gennaio 1951 il primo R-1 della serie di lanci cosiddetta “invernale” iniziò la lunga carriera dei cani spaziali sovietici. I lanci di questa serie invernale furono cinque.

Furono lanciati in totale 162 R-1,  l’ultimo il 17 settembre 1964.

Difficoltà produttive

La V-2 era una macchina molto complessa per l’epoca, e ancor di più per le tecnologie produttive sovietiche. I progettisti sovietici, molti dei quali dei veri geni, si scontrarono sempre col problema dell’industrializzazione delle loro realizzazioni.

Inoltre, il sistema sovietico era piramidale: a partire dal vertice del Segretario Generale del PCUS, si andava via via ai livelli intermedi fino ai semplici operai. Il livello superiore esercitava una pressione sadica sul livello inferiore minacciandolo fisicamente, e scaricando su questo tutti i problemi concreti. Con un sistema del genere era facile pretendere l’impossibile, soprattutto come tempistiche, e le realizzazioni finivano per essere approssimative. La sicurezza era la prima ad essere sacrificata: i grandi incidenti sovietici – Kyštym, la “catastrofe di Nedelin”, il K-19, fino a Chernobyl – ebbero tutti come causa ultima questo modo di procedere.

I problemi iniziarono così a sorgere, inevitabilmente, al momento di passare alla produzione di serie. Infatti, fino a quel momento, tutti gli R-1 erano stati costruiti presso l’NII-88, a Podpliki, ma la produzione di serie venne affidata allo Stabilimento 66 a Zlatoust, e la responsabilità del progetto passò all’SKB-385, che avrebbe dovuto anche curare le versioni successive del razzo, destinate soprattutto ad aumentarne la gittata. Data la mancanza di progressi concreti, il primo giugno 1951 Lavrentij Pavlovič Berija trasferì la produzione allo Stabilimento 586 di Dnepropetrovsk, che fino allora aveva prodotto automobili. Possiamo immaginare la fine dei malcapitati che furono ritenuti responsabili del fallimento.

Il 28 novembre 1952 fu consegnato il primo R-1 interamente prodotto a Dnepropetrovsk. Lo Stabilimento 586 sarebbe diventato poi il futuro NPO Yuzhnoye.

Descrizione tecnica

R-1 / SS-1 Scunner
Profilo dell’R-1 / SS-1 Scunner (© Mark Wade via Astronautix).

L’R-1/SS-1 Scunner era in pratica una copia della V-2 tedesca adattata alle capacità produttive sovietiche. Tecnicamente era un SRBM (Short-Range Ballistic Missile), poiché la gittata era inferiore ai 1.000 km. Le dimensioni (vedi dati tecnici) erano analoghe alla V-2.

RD-100
Il motore RD-100 dell’R-1 (NPO Enerogmash Museum – Credit: © Dietrich Haeseler via Mark Wade).

Il motore era un Gluskho RD-100, direttamente derivato dal motore della V-2, alimentato da etanolo (alcool etilico) al 70% (combustibile) ed ossigeno liquido (comburente). Nel successivo R-2 (SS-2 Sibling) si passò poi all’alcool metilico, per un motivo un po’ curioso: gli inservienti avevano iniziato a bersi il combustibile del razzo!

Il profilo di volo vedeva un tempo di accensione del motore di 65 secondi, alla fine della quale il missile aveva raggiunto una velocità massima di 1.465 m/s, che lo poneva in una traiettoria balistica con apogeo a 77 km e gittata massima di circa 270 km. Come per la V-2, l’intero missile precipitava sul bersaglio, generando un forte carico aerodinamico e rendendo così problematica la traiettoria finale. Per ovviare a questo, fin da subito furono fatti studi per un missile con testata autonoma, separabile tramite bulloni esplosivi. Una versione evoluta dello Scunner, l’R-1A, fu il primo razzo sovietico con l’ogiva separabile. Un altro problema derivato dalla V-2 era la mancanza di serbatoi integrali per combustibile e comburente, il che rendeva il razzo inutilmente pesante.

La guida, come per la V-2, era inerziale, ed agiva sugli stabilizzatori aerodinamici posti alla base del razzo, e sulle alette in grafite che deviavano il getto, sistema usato anche dagli americani sul Redstone (altro diretto derivato della V-2), ma inefficiente poiché riduceva la spinta del motore. Il problema sarà risolto alla fine degli anni Cinquanta tramite gli ugelli orientabili su sospensioni cardaniche.

Tra il 1949 ed il 1950 venne valutata anche una versione per impiego navale, che però non ebbe seguito. In quegli anni infatti era stato concepito un enorme (per l’epoca) sottomarino diesel-elettrico, il P-2, da 5.360 tonnellate di dislocamento. Questo mostro sarebbe stato equipaggiato, oltre che con i soliti tubi lanciasiluri, anche con missili balistici R-1 e con missili da crociera copie della V-1 tedesca. Avrebbe inoltre ospitato anche minisommergibili. Com’era logico aspettarsi, il progetto era troppo ambizioso per la tecnologia sovietica dell’epoca, e fu perciò cancellato. I primi sottomarini lanciamissili balistici sovietici saranno, alla fine degli anni Cinquanta, i “Golf” e gli “Hotel” armati con i missili SLBM R-13 (SS-N-4 Sark).

Impiego operativo

Trasporto di un R-1
Foto di un R-1 col suo rimorchio, trasportato da un autocarro (CC BY 4.0 Ministero della Difesa russo, via WikiCommons).

L’SS-1 Scunner fu dichiarato operativo il 25 novembre 1950 con la 92ª Brigata, a Kasputin Yar. Nel mese di dicembre ne venne formata un’altra, la 23ª, che al contrario della prima era una vera unità campale. A tale unità seguirono altre due brigate, la 77ª e la 90ª, ognuna su sei lanciatori. Le brigate equipaggiate con SS-1 Scunner erano inizialmente sotto il diretto controllo dell’RVGK (la riserva del comando supremo), ma nel 1958 furono trasferite alle forze di terra. Il numero di unità da campo schierate, complessivamente, fu relativamente piccolo. Comunque, l’equipaggiamento da campo era stato progettato per essere utilizzato anche con i più perfezionati R-2 (nome in codice NATO: SS-2 Sibling), che sostituirono rapidamente gli R-1 nelle unità campali. Ogni singolo missile necessitava di venti veicoli di supporto, tra cui il veicolo corazzato contenente la centrale di lancio, ed occorrevano sei ore tra l’ordine di lanciare e la partenza del missile.

Tra il 13 e il 27 giugno 1951 da Kapustin Yar furono effettuati undici lanci di qualificazione dell’R-1 nella sua versione operativa (indice GRAU 8A11). Altri sette seguirono nel 1953. Date le difficoltà di produzione di cui si è detto, i primi missili operativi erano stati costruiti all’NII-88. Le brigate campali furono rischierate anche in Ucraina, Lituania e nella Siberia orientale. Ma l’R-1 non fu, dal punto di vista operativo, un’arma soddisfacente, e fu ritirato dal servizio di prima linea nell’agosto 1958. La sua importanza sta tutta nell’aver posto le basi tecnologiche e produttive dei missili e dei vettori spaziali sovietici successivi, per cui si meritò sicuramente il suo soprannome: “Jedinitschka”, che in russo significa “il Primo”.

Versioni “geofisiche”

R-1D
Un R-1 “geofisico”. Si notano i contenitori laterali sganciabili e l’ogiva separabile (Mark Richfield via Pinterest).

Come razzo-sonda, il missile fu utilizzato fino al 1964, sia con razzi surplus militari, man mano che questi venivano radiati, sia con versioni ex novo. Il 30 dicembre 1949, infatti, fu autorizzato lo sviluppo di una versione “geofisica” dell’R-1, sponsorizzata da Korolëv e dall’Accademia delle Scienze sovietica. Le versioni scientifiche specializzate furono l’R-1B, l’R-1V, l’R-1D e l’R-1E, che svolsero esperimenti sull’alta atmosfera, sui raggi cosmici, sullo spettro UV solare ed anche i primi esperimenti sovietici di astrobiologia.

R-1A  – Gli R-1A, talvolta detti V-1A, da “Vertikal”, cioè lanciati in verticale, come detto, furono i primi razzi sovietici con ogiva separabile, ed anche i primi razzi “geofisici”. Questi avevano di solito una traiettoria balistica che li portava a circa 100 km di altezza.
Durante il primo lancio di un R-1A, il 21 aprile 1949, due contenitori esterni eiettabili furono posti esternamente alla sezione di coda del razzo, allo scopo di raccogliere campioni di aria ad alta quota non contaminati dai gas di scarico del motore. Quando il razzo raggiunse circa 110 km di altezza, dopo che il motore aveva funzionato per 65 secondi, i contenitori furono espulsi e poi recuperati mediante paracadute ad una distanza di circa 20 chilometri dal pad di lancio. L’R-1A era un pelo più lungo – 14,96 metri – della versione militare da cui era derivato.
L’R-1A non aveva comunque sistemi per recuperare la testata. Tra i pod esterni e il sitema per rendere separabile la testata, la massa dell’R-1A era di 13.910 kg, con un carico utile ridotto a circa 800 kg (i dati tecnici per lo “Scunner” sono confusi: c’è chi riporta anche per l’R-1 i 1.000 kg canonici della V-2, mentre molte fonti danno per il missile militare appena 483 kg di carico bellico; l’ipotesi più plausibile è che ci siano confusioni tra le varie versioni, soprattutto tra quelle militari e quelle scientifiche).

R-1B – L’R-1B fu una versione razzo-sonda sviluppata per ricerche scientifiche a quote superiori ai 100 km, l’altezza massima raggiungibile da un SS-1 Scunner militare. Gli R-1B furono utilizzati per ricerche sui raggi cosmici, sull’atmosfera terrestre esterna e sullo spettro solare. Non mancarono esperimenti di astrobiologia, per raccogliere dati sul comportamento di animali a gravità zero e in presenza di raggi cosmici, in vista di lanci spaziali umani. Furono anche fatti esperimenti di recupero dell’intero missile a mezzo paracadute, per esplorare la possibilità di vettori spaziali riutilizzabili.

R-1D – Chi scrive non ha notizia di un R-1C. L’R-1D era una versione per ricerche scientifiche a circa 100 km di quota, per esplorare l’ambiente della ionosfera e le ripercussioni che questa poteva avere su animali vivi. Inoltre venivano testate le tecniche necessarie per un recupero degli animali stessi. Furono anche sperimentate diverse testate per determinare la forma aerodinamica migliore per un veicolo di rientro. Inoltre, furono studiati i venti ad altissima quota. Furono effettuati tre lanci di R-1D, tra il 26 giugno e il 7 luglio 1954. Anche gli R-1D erano equipaggiati con contenitori esterni sganciabili.

R-1E – Sviluppo della versione D, alla quale aggiungeva, tra le varie ricerche, anche la misurazione dello strato di ozono e della radiazione solare. Vi furono quattro lanci, tra il 25 gennaio 1955 e il 31 maggio 1956. Vi furono poi altri due lanci (5 febbraio 1955 e 7 giugno 1956) dell’R-1E(A-1).

R-1V – Altra versione per ricerche sull’atmosfera terrestre. Due lanci, il 22 luglio ed il 19 agosto 1951.

A-1 Razzo-sonda senza testata autonoma, del quale furono effettuati 13 lanci tra il 26 maggio 1954 ed il 13 settembre 1964, ultimo lancio di un R-1. La sua relazione con l’R-1E è da approfondire.

R-1Ye – Razzo-sonda per lo studio dell’alta atmosfera e della ionosfera, dello spettro solare, dello strato di ozono, dei venti ad altissime quote, dell’aerodinamica ipersonica. Furono anche compiuti esperimenti di astrobiologia, con il recupero dell’intero missile a mezzo paracadute.

L’R-1 in Cina

Hue-shen Tsien, il padre della missilistica cinese, mentre sta disegnando alla lavagna una traiettoria suborbitale “skip glide” tra la Cina e Parigi (public domain).

Hsue-Shen Tsien (Qian Xuesen nella nuova translitterazione) era un ingegnere cinese che faceva parte del gruppo che al Caltech, sotto la direzione di Theodore Von Karman e Frank Malina, aveva fondato il Jet Propulsion Laboratory. Accusato di simpatie comuniste sotto il maccartismo e costretto in pratica agli arresti domiciliari, nel 1955 fu scambiato con undici piloti prigionieri dalla Guerra di Corea. In Cina diventò capo della “Quinta Accademia di Ricerca” del Ministero della Difesa Nazionale e fu subito messo al lavoro per sviluppare un missile balistico strategico e la sua testata nucleare. Tsien si rendeva conto che nonostante le larghe risorse messe a disposizione, il suo gruppo non era in grado di sviluppare in modo autonomo un missile ad alte prestazioni.

Nel luglio 1956 la Quinta Accademia chiese così al gruppo dirigente cinese di richiedere l’aiuto sovietico. Il 13 settembre 1956 i sovietici acconsentirono a vendere ai cinesi due R-1 nel quadro di un programma didattico che prevedeva l’invio in Cina di cinque esperti russi per insegnare nelle Università cinesi, più l’accoglienza di cinquanta studenti cinesi nelle facoltà di ingegneria sovietiche. I due missili arrivarono in Cina nella primavera del 1957. Tsien rimase deluso scoprendo che i due missili non erano altro che copie della V-2, che aveva già studiato negli USA, e cercò di ottenere qualcosa di più avanzato, ma i sovietici non erano disposti a cedere le loro tecnologie militari di punta, ma solo armamenti ormai superati.

I due missili non furono però inutili, perché servirono a familiarizzare i tecnici cinesi con la configurazione di un razzo. Uno dei due missili fu completamente smontato e poi riassemblato, permettendo loro di esaminare ogni singola parte del missile.

Nel 1958 i sovietici acconsentirono ad organizzare la produzione su licenza in Cina dell’R-2 (SS-2 Sibling), un diretto derivato dell’R-1, di cui parleremo. La testata del missile, ovviamente, era convenzionale. La fraterna amicizia tra le due grandi potenze socialiste stava però incrinandosi, e i cinesi dovettero risolversi da soli molti problemi di sviluppo. Il primo lancio del “nuovo” missile, ribattezzato Dong-Feng 1, si ebbe il 5 novembre 1960 dal balipedio di Jiuquan, e fu seguito da altri tre lanci nel novembre-dicembre di quell’anno.

Dati tecnici

Korolëv R-1 (GRAU 8A11, DoD SS-1, NATO “Scunner”)

(i dati reperibili sono molto divergenti tra loro, forse per la confusione tra le diverse versioni. L’autore ha ritenuto di riportare, a questo punto, i dati a suo puro giudizio più verosimili, mettendo tra parentesi tutti gli altri dati ritrovati).

  • Lunghezza: 14,15 m (14,02 m, 14,275 m, 14, 28 m, 17,0 m – quest’ultimo dato con ogni probabilità riferito ad una delle versioni razzo-sonda avanzate)
  • Diametro: 1,65 m (1,7 m)
  • Larghezza massima (pinne stabilizzatrici): 3,54 m (3,56 m, 3,6 m, 3,66 m)
  • Massa a vuoto: 4.066 kg (4.015 kg)
  • Massa a pieno carico: 12.798 kg con una testata bellica di 483 kg (12.630 kg, 12.800 kg, 13.248 kg, 13.400 kg, 13.430 kg)
  • Massimo carico utile: 483 kg versione militare; 815 kg come razzo sonda (480 kg, 547 kg, 785 kg, 815 kg HE, 1.000 kg, 1.100 kg)
  • Motore: Glushko RD-100
  • Propellente: combustibile etanolo al 70%, comburente ossigeno liquido (4,085 kg etanolo, 5.160 kg LOX; facendo il totale con la massa a vuoto e il carico utile, questi dati sono però incongruenti con quanto riportato dalla fonte stessa)
  • Spinta al decollo: 266 ± 1 kN (271 kN)
  • Spinta nel vuoto: 307 ± 1 kN
  • Burn-time (tempo di accensione): 63 s
  • Impulso specifico: 233 s
  • Impulso specifico a livello del mare: 206 s
  • Velocità massima al burn-out (spegnimento dei motori): 1.465 m/s = 5.274 ± 1 km/h
  • Tempo di volo: 5 minuti
  • Gittata: 270 ± 10 km (320 km)
  • Apogeo: 77 km versione militare; almeno 110 km come razzo sonda (330 km, evidentemente riferiti alle versioni razzo-sonda)
  • Accuratezza sul bersaglio: 8 km in traiettoria, 4 km lateralmente (CEP: 1,5 km, 5 km, 8 km)
monumento R-1
Nella città di Znamensk, vicino al balipedio di Kapustin Yar, c’è questo monumento al primo lancio positivo dell’R-1, il 18 ottobre 1947. Il missile è una replica (CC BY 4.0 Ministero della Difesa russo, via WikiCommons).

Fonti

http://www.russianspaceweb.com/r1.html
https://en.wikipedia.org/wiki/R-1_(missile)
https://it.wikipedia.org/wiki/R-1
http://www.globalsecurity.org/wmd/world/russia/r-1.htm
https://fas.org/nuke/guide/russia/theater/r-1.htm
http://www.hisutton.com/Stalins%20Super%20Sub%20-%20Project%20P-2.html
https://www.nsa.gov/news-features/declassified-documents/cryptologic-spectrum/assets/files/early_history_soviet_missile.pdf
https://www.archives.gov/files/declassification/iscap/pdf/2010-005-doc2.pdf
https://www.youtube.com/watch?v=ftZv77DsBgc
http://www.spaceline.org/history/6.html
https://it.wikibooks.org/wiki/Armi_avanzate_della_Seconda_Guerra_Mondiale