(foto dell'autore)

Prima di parlare delle grotte in sé, è opportuno, per far capire che tesoro inestimabile sia, dire qualcosina sulla storia geologica della Sardegna, in modo semplice e senza alcuna pretesa. La Sardegna è una delle terre emerse più antiche del Mediterraneo, dato che la sua genesi risale addirittura all’inizio del Paleozoico. Le rocce sarde più antiche risalgono infatti al Cambriano, se non anche prima, alla fine dell’Ediacarano. Si trovano nelle zone dell’Iglesiente e del Sulcis, e quindi anche nella zona di Fluminimaggiore, il comune delle grotte di Su Mannau. Si tratta delle rocce più antiche che si possono trovare in Italia, e sono rocce sedimentarie che si trovavano in origine in un fondale marino poco profondo, come testimoniato dai fossili guida che contengono; archeociatidi, meduse, brachiopodi e trilobiti. L’orogenesi caledoniana (le orogenesi sono i processi geologici che danno origine alle catene montuose) ha creato il primo nucleo emerso della Sardegna durante l’Ordoviciano.

Il “blocco sardo-corso” è una vera microplacca tettonica, che si è staccata dal “margine provenzale-catalano”, ossia dalle coste della Spagna e della Francia meridionale nel Miocene, tra i 21 e i 15 milioni di anni fa, a causa della comparsa del “bacino liguro-provenzale”, cioè grossomodo del Mar Ligure. Questo ha fatto sì che le due isole si spostassero, ruotando in senso antiorario di 40-50° fino alla loro attuale posizione sull’asse nord-sud in mezzo al Mediterraneo occidentale. Grazie al fatto di essere una microplacca a sé, e al fatto di essere una terra geologicamente antica e non più attiva (i suoi vulcani si sono spenti in tempi molto remoti), la Sardegna ha pochissimi terremoti. Invece nell’Italia continentale si ha la microplacca adriatica, considerata una parte della molto più grande placca africana, che “preme” sia verso le Alpi che verso gli Appennini, facendo dell’Italia continentale una terra ad elevato rischio sismico.

Porto Flavia e Pan di Zucchero
Le falesie di Porto Flavia con sullo sfondo il faraglione del “Pan di Zucchero”, facenti parte della “formazione di Gonnesa” (foto dell’autore).

La zona di Porto Flavia e di Fluminimaggiore, dove si trovano le grotte di Su Mannau, fa parte di quella che i geologi chiamano “formazione di Gonnesa”, nella quale si sono sedimentate rocce carbonatiche (calcari e dolomie) che poi hanno subito processi metamorfici. Come già detto, durante il Cambriano questa formazione era un fondale marino relativamente poco profondo, anche se meno profondo della contigua “formazione di Nebida”.

La presenza in quel periodo geologico di vulcani sottomarini ha provocato l’arricchimento dei sedimenti carbonatici con solfuri di piombo, zinco e ferro. Questo ha fatto sì che la zona del Sulcis-Iglesiente diventasse la sede di un’importante industria estrattiva, forse la più importante in Italia, che ha prodotto minerali metalliferi fino almeno alla metà del XX secolo, quando i costi di estrazione iniziarono a non essere più competitivi. Per questo il complesso cambrico della formazione di Gonnesa è noto anche come “formazione del Metallifero”.

Porto Flavia
L’artistica facciata di Porto Flavia vista dal Pan di Zucchero (CC BY 3.0 anonimo via Wikipedia).

Per caricare il materiale estratto sulle navi, che allora erano caricate attraverso grandi portelloni sul ponte di coperta, fu costruito Porto Flavia. Il progettista, l’ingegnere veneto Cesare Vecelli, dette al porto il nome della figlia, Flavia appunto. Il porto era stato collocato tra il faraglione del Pan di Zucchero e la falesia dirimpettaia perché questo garantiva un mare più calmo. Fu scavata una galleria, attraverso la quale passava un trenino Decauville con binari a scartamento ridotto che portava il minerale in dei silos. Da qui un sistema di nastri trasportatori lo scaricava sulla nave.

Trenino Decauville
Il trenino Decauville di Porto Flavia (foto dell’autore).

Le rocce sedimentarie della formazione di Gonnesa sono rocce carbonatiche; senza entrare troppo in spiegazioni “tecniche”, per le quali servirebbe un geologo di professione, possiamo dire che queste rocce sono solubili in acqua, e questo provoca il fenomeno detto carsismo (dal nome della montagna vicino a Trieste ben nota per le vicende della Prima Guerra Mondiale) che è responsabile della formazione di grotte anche molto ampie e ramificate, tra cui le Grotte di Su Mannau a Fluminimaggiore. La Sardegna è piena di grotte, alcune delle quali visitabili, come le Grotte del Bue Marino a Dorgali o le Grotte di Nettuno nel promontorio di Capo Caccia (Alghero). La guida ci ha detto che le rocce sono cambriane, datate 540 milioni di anni fa, ma che la grotta è stata scavata dall’acqua durante il Cenozoico, un’era geologica molto più recente del Paleozoico al quale il Cambriano appartiene. Per inciso, le grotte possono essere originate anche dalle lave vulcaniche (grotte vulcaniche) o dallo spostamento delle rocce con la formazione di faglie e fratture (grotte tettoniche).

Fondo_grotta
Mentre facevamo il biglietto ci hanno chiesto se soffrivamo di vertigini (foto dell’autore).

La grotta è costituita da due rami principali che si estendono nel sottosuolo per circa otto chilometri. Il primo ramo, quello sinistro, è stato scavato dal fiume Placido; qui è situata la parte visitabile. Il secondo ramo, scavato dal fiume Rapido, è il più grande e si sviluppa invece in modo quasi orizzontale.

Laghetti
Gli incantevoli laghetti della grotta. L’acqua è limpidissima, e in ogni momento sembra debba saltar fuori Gollum. Nella foto di destra si può vedere come la Natura sia in grado di creare forme diciamo altamente improbabili (foto dell’autore).

La parte visitabile è divisa in “parte archeologica” e “parte speleologica”. La “sala archeologica” è un ampio ipogeo adibito a tempio per il culto dell’acqua fin da tempi antichissimi, risalenti alla Sardegna prenuragica, più di 5000 anni fa. Il fatto che fosse adibito al culto dell’acqua è comprovato dal ritrovamento di lampade votive ad olio di epoca nuragica somiglianti a quelle utilizzate altrove per questo culto. L’ipogeo fu utilizzato per scopi religiosi anche in epoca più recente, punico-romana, ed era in epoca romana collegato al vicino Tempio di Antas da un sentiero. Nel Tempio di Antas si adorava il Sardo, o “Sardus Pater” per i romani (la prima citazione risale a Sallustio), che era il dio protettore dei Sardi nuragici.

Pozzo Rodriguez
Il fondo del “Pozzo Rodriguez” visto dall’alto, con la lunga rampa di scale metalliche che portano alla base del pozzo (foto dell’autore)

La parte speleologica, visitabile tramite passerelle metalliche ovviamente dotate di alti parapetti, parte con la “sala Centrale”, si addentra lungo la “galleria Puddu” per arrivare al “pozzo Rodriguez”, dal nome di uno speleologo che rischiò di lasciarci la pelle, come ci ha raccontato la guida. Il pozzo sprofonda come un imbuto dantesco dando in molti punti un’impressione un pelo inquietante; la bellezza del luogo fa scendere senza problemi lungo i 23 metri del pozzo. I problemi sono nel risalire, per chi è un pantofolaio poco abituato a fare troppe scale…

Volta Pozzo Rodriguez
L’apertura sul soffitto della volta del “Pozzo Rodriguez”, dalla quale negli anni Trenta si calò con una fune lo speleologo che ha dato poi il nome al Pozzo (foto dell’autore).

Incantevoli sono le formazioni calcaree scavate dal carsismo sotterraneo: stalattiti, stalagmiti e pilastri dati dalla loro fusione, prodotti in migliaia di anni dallo stillicidio dell’acqua, goccia dopo goccia. Purtroppo ancora una volta bisogna deplorare il vandalismo umano, con molte stalattiti decapitate dai cacciatori di souvenir prima che l’ingresso alla grotta venisse regolamentato. Incredibili i corsi d’acqua, con piccole cascate e bellissimi laghi di acqua limpidissima che hanno creato con il passaggio dei millenni un vero ecosistema, abitato dallo “Stenasellus nuragicus”, un piccolissimo gamberetto quasi trasparente la cui specie è comparsa nel Miocene. Esiste anche una particolare specie di millepiedi (diplopodi), il “Callipsus hamuliger”. La parte più esterna della grotta è anche abitata da una particolare specie di chirotteri (pipistrelli).

Stalattiti stalagmiti pilastri vandalismo
Le formazioni calcaree della grotta: stalattiti; stalagmiti; pilastri, risultato dell’unione tra stalattiti e stalagmiti; per finire, il risultato invece del vandalismo dei cacciatori di souvenir: queste stalattiti non si riformeranno mai più (foto dell’autore).

BIBLIOGRAFIA IN RETE

Il sito delle grotte di Su Mannau:
https://www.sumannau.it/

Altri siti sulle grotte di Su Mannau:
https://www.sardegnaturismo.it/it/esplora/su-mannau
https://www.altrasardegna.it/grotte-di-su-mannau/
https://it.wikipedia.org/wiki/Grotta_di_Su_Mannau

Pagine della Wikipedia italiana:
https://it.wikipedia.org/wiki/Geologia_della_Sardegna
https://it.wikipedia.org/wiki/Fluminimaggiore
https://it.wikipedia.org/wiki/Placca_adriatica
https://it.wikipedia.org/wiki/Grotta
https://it.wikipedia.org/wiki/Faraglione_Pan_di_Zucchero

Siti sulla geologia della Sardegna:
https://www.sardegnanatura.com/sardegna/geologia-sardegna.html (su questo sito è possibile vedere una cartina geologica della Sardegna, non riportata qui per motivi di copyright).
https://www.ilmeteo.net/notizie/scienza/geologia-sardegna-il-risultato-dell-unione-di-due-microplacche-tettoniche.html
https://www.fotosardegna.it/paleozoico/
https://www.fotosardegna.it/geologia-della-sardegna/
https://www.isolasarda.com/geologia.htm
https://www.minieredisardegna.it/Tesi/Tesi02.pdf
http://web.tiscali.it/asproni_itis/geologia.htm

Siti divulgativi sulla geologia in generale:
https://manualedelgeologo.it/
https://www.engeology.eu/didactic/capitolo-1-appunti-di-geologia-applicata-introduzionepdf
http://geologia2000.anisn.it/appunti.html

Articoli in rete:
La geologia della Sardegna. 84° Congresso Nazionale della Società Geologica Italiana, Sassari 15-17 settembre 2008, https://www.isprambiente.gov.it/it/pubblicazioni/periodici-tecnici/geological-field-trips/la-geologia-della-sardegna. Pdf degli Atti in https://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/periodicitecnici/geologicalfieldtrips/GFT2012_4_2_2.pdf
Comunicato stampa. Sardegna, l’isola formata dall’unione di due microplacche tettoniche, “Le Scienze”, 26 maggio 2023. Fonte: INGV, https://www.lescienze.it/news/2023/05/26/news/sardegna_lisola_formata_dallunione_di_due_microplacche_tettoniche-12232750/
Gaia Siravo, Fabio Speranza, Massimo Mattei, Paleomagnetic Evidence for Pre-21 Ma Independent Drift of South Sardinia From North Sardinia-Corsica: “Greater Iberia” Versus Europe, “Tectonics” Volume 42 Issue 5,
https://agupubs.onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1029/2022TC007705
J. Gattacceca, A. Deino, R. Rizzo, D.S. Jones, B. Henry, B. Beaudoin, F. Vadeboin, Miocene rotation of Sardinia: New paleomagnetic and geochronological constraints and geodynamic implications, https://www.amherst.edu/media/view/247147/original/Gattacceca_Earth%2Band%2BPlanetary%2BScience%2BLetters_2007.pdf link fornito in descrizione del video “Perché ci sono pochissimi terremoti in Sardegna?” del canale YouTube “Geopop”.
R. Graziani, C. Montomoli, S. Iaccarino, L. Menegon, Structural setting of a transpressive shear zone: insights from geological mapping, quartz petrofabric and kinematic vorticity analysis in NE Sardinia (Italy),
https://www.researchgate.net/publication/340454391_Structural_setting_of_a_transpressive_shear_zone_insights_from_geological_mapping_quartz_petrofabric_and_kinematic_vorticity_analysis_in_NE_Sardinia_Italy/link/65ddf317c3b52a1170fc0dd4/download
C. Frassi, Analisi di un settore della zona assiale della Catena Varisica sarda: le zone di taglio Badesi-Li Paùlis e loro implicazioni a scala regionale,
http://www.stsn.it/images/pdf/serA111/01%20Frassi.pdf
A. Petroccia, R. Carosi, C. Montomoli, M. Simonetti, Geochronology and deformation in the Posada-Asinara Line (NE Sardinia basement, Baronie, Italy): timing and shearing constraints in the Southern European Variscan belt,
https://www.researchgate.net/publication/335919503_Geochronology_and_deformation_in_the_Posada-Asinara_Line_NE_Sardinia_basement_Baronie_Italy_timing_and_shearing_constraints_in_the_Southern_European_Variscan_belt