Cina contro Stati Uniti
(CC BY 2.0 futureatlas.com via Flickr)

Graham Allison, direttore dell’Harvard Kennedy School’s Belfer Center for Science and International Affairs, consigliere della Segreteria della Difesa da Reagan a Obama, ha scritto Destinati alla guerra. Possono l’America e la Cina sfuggire alla trappola di Tucidide? [Roma, Fazi Editore 2018, originale 2017], libro sulla rivalità geopolitica tra Stati Uniti e Cina.

Graham Allison, Destinati alla guerra. Possono l’America e la Cina sfuggire alla trappola di Tucidide?, Roma, Fazi Editore 2018 [originale 2017].

La “trappola di Tucidide”

Graham Allison è direttore dell’Harvard Kennedy School’s Belfer Center for Science and International Affairs. Ha ricoperto l’incarico di consigliere e assistente alla Segreteria della Difesa sotto ogni presidenza americana, da Reagan a Obama. Questo suo libro tratta della rivalità economica e politica tra Stati Uniti e Cina. Un libro che merita di essere letto, soprattutto per le interessanti riflessioni storiche sulla molla dei conflitti internazionali: lo scontro tra una potenza affermata e una potenza in ascesa.

Tucidide è forse il più grande storico dell’antica Grecia, autore di una storia della Guerra del Peloponneso, cioè dello scontro tra Sparta e Atene. «La crescita della potenza ateniese e il terrore che ormai incuteva negli spartani resero inevitabile il conflitto» (Allison, p. 11). La frase è molto profonda, ma può essere fraintesa. La rivalità tra una potenza dominante e una potenza emergente crea inevitabilmente una situazione di crisi; ma è poi la gestione di questa crisi che può provocare o no il conflitto aperto. La “trappola di Tucidide” consiste proprio nel considerare inevitabile il conflitto.

Una futura “transizione di potenza”?

Il mondo del XXI secolo ha posto al suo centro l’economia, soprattutto finanziaria. E infatti Allison paragona la forza della potenza emergente, rispetto alla potenza dominante, essenzialmente in termini economici. Il paragone è impietoso e gli Stati Uniti ne escono quasi fossero una potenza in declino. Allison cita questi dati.

Alla fine degli anni Quaranta del XX secolo gli USA rappresentavano il 50% dell’economia globale; nel 1980, dopo la ripresa economica di Europa e Giappone e con il blocco orientale ancora vivo, il 22%. Ma nel 2016 gli USA rappresentavano il 16% dell’economia mondiale, e probabilmente nel 2040 la percentuale sarà solo dell’11%. Il declino dopo il 1980 è attribuibile quasi tutto allo sviluppo cinese. Per quanto riguarda la Cina, infatti, si è passati dal 2% del 1980 al 18% del 2016, e per il 2040 si prevede raggiunga il 30%. Cioè tre volte il peso economico degli Stati Uniti (p. 25). Tutto dipende dalla capacità della Cina di mantenere il suo attuale sviluppo economico e tecnologico. Se gli Stati Uniti non colmeranno il divario in qualche modo, si assisterà prima o poi, attorno alla metà del secolo, a una “transizione di potenza” a livello globale dagli Stati Uniti alla Cina.

Uno scontro militare è possibile?

L’idea di uno scontro armato tra Stati Uniti e Cina mi lascia comunque  perplesso. Tramontato in modo traumatico il sogno americano di una globalizzazione a guida statunitense nel settembre 2001, Washington ha individuato il proprio avversario principale prima nel terrorismo islamico, e poi nel buon vecchio nemico di una volta, cioè la Russia. Con la Cina, invece, si ha un fenomeno tipico dell’attuale mondo “parzialmente globalizzato”: la “coopetition”, dove si ha contemporaneamente sia competizione che collaborazione. Un ossimoro che rende le relazioni internazionali ambigue, ma che nello stesso tempo rende molto improbabile – anche se non impossibile – uno scontro aperto.

La bomba atomica ha reso impossibile un conflitto convenzionale diretto tra grandi potenze, poiché al netto di errori e pazzoidi, il rischio di superare la “soglia nucleare” è troppo grande. Ma anche una guerra economica totale non sarebbe utile a nessuno dei contendenti. Tra Stati Uniti e Cina c’è una situazione di “mutua distruzione economica assicurata”, concetto simile alla “mutua distruzione assicurata” nucleare della Guerra Fredda. Anche per una forma di guerra non tradizionale come la cyberwar si può avere una situazione simile: alla Cina ad esempio non è di nessuna utilità distruggere il sistema informatico delle banche e delle istituzioni finanziarie americane, perché questo provocherebbe una crisi globale che colpirebbe anche gli importatori dei prodotti cinesi.

Alla fine l’unica strategia possibile per gli Stati Uniti sarà probabilmente quella di una “coesistenza pacifica” all’interno di un nuovo mondo bipolare, che scongiuri la possibilità di un mondo dove la Cina abbia sostituito gli Stati Uniti come unica potenza globale, e gli Stati Uniti siano ridotti a potenza regionale nelle due Americhe.

Qui sotto il link per una versione estesa in PDF della recensione. Buona lettura.

 

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